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Arte maieutica

Come aiutare i ragazzi a superare l’incubo dei compiti estivi

da Claudia Mondina 27 Maggio 2020

Mentre a scuola affidano ai ragazzi compiti estivi da svolgere passivamente, vi spiego come la partecipazione attiva degli studenti mi permette di fargli ottenere risultati migliori, attivando il loro senso di responsabilità.

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Sta per arrivare l’estate quindi, emergenza o no, i ragazzi saranno presto raggiunti dai temuti compiti estivi. E poco dopo, sarà la volta della lista del materiale da acquistare per l’anno prossimo, l’incubo dei genitori. In questo periodo, mi sono sorpresa a pensare a quando i miei figli, davanti a quelle pile di esercizi, mi chiedevano: “ma a me nella vita cosa servirà sapere che…?”

Da mamma cercavo di far capire loro la necessità di un’educazione al dovere e allo studio e che lo studio è uno strumento per crescere e formarsi. Oggi, da insegnante privata, provo ad articolare la risposta in modo diverso. Mi sono subito resa conto che la mole di libri per ogni anno scolastico è spesso sproporzionata al programma effettivamente svolto in aula. Aggiungiamo, poi, che spesso i ragazzi hanno difficoltà a interessarsi alle materie trattate in classe, troppo distante dalle loro idee di cosa sarà davvero utile per la vita “da grande”.

Coinvolgimento e senso pratico: il mio metodo per i compiti estivi

Nella mia esperienza come insegnante privata, infatti, ho capito presto che la partecipazione attiva dei ragazzi allo studio è una parte fondamentale del processo d’apprendimento. Anche il bisogno di applicazione pratica di quello che si sta studiando è importante per loro. Proprio dai miei studenti ho imparato che se si sentono coinvolti e stimolati con esempi pratici, lo studio dà risultati sorprendenti.

Normalmente, io mi occupo di alunni delle scuole medie e li seguo orizzontalmente su tutte le materie. Aiutarli a fare i compiti estivi, o a studiare durante l’anno, significa ripassare costantemente e rimettersi sempre in discussione. Chiedere ai ragazzi di essere i propri compagni di studio e porsi sul loro stesso livello, mi hanno permesso di entrare in sintonia con loro. E questa sintonia è essenziale per coinvolgerli, capire come si sentono nei confronti della materia e trovare con loro la soluzione per aggirare il problema.

Inoltre, se siamo allo stesso livello, i ragazzi non si sentono a disagio a essere loro a spiegare a me gli argomenti da trattare. Questo meccanismo che li vede come insegnanti, attiva in loro il senso di responsabilità. Come ho già detto parlando della riapertura delle scuole, concedere ai ragazzi la propria fiducia li rende consapevoli delle proprie capacità. E li aiuta anche a fare i compiti.

“Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia”

Ernest Hemingway

Lavorando insieme, come pari, io e i ragazzi possiamo superare ogni ostacolo, spalleggiarci, coinvolgerci a vicenda e far diventare i compiti e lo studio un processo di apprendimento pratico e attivo. E non qualcosa di noioso da affrontare passivamente.

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    27 Maggio 2020 1 commento
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    Arte maieutica

    Riapertura delle scuole? I genitori ne hanno bisogno più dei figli

    da Claudia Mondina 15 Maggio 2020
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    Ora che la situazione d’emergenza sta tornando sotto controllo, anche se non è passata, i genitori auspicano la riapertura delle scuole per poter tornare al lavoro sereni (e avere una pausa dai figli).

    Visto che la situazione d’emergenza va progressivamente migliorando, aziende e imprese si stanno preparando a far rientrare i dipendenti nei loro spazi di lavoro ordinari. Ma senza la riapertura delle scuole, molti genitori iniziano a chiedersi come ciò potrà conciliarsi con la presenza a casa dei loro figli.

    Anche io è da un po’ che mi trovo a pensare sempre più a quando potrò riprendere una vita (quasi) normale. Una vita fatta di incontri, di relazioni personali con i miei figli, gli amici e i parenti. Questi pensieri fanno nascere in me la speranza di poter riprendere presto a fare lezioni di persona con i miei alunni.

    In questi ultimi due mesi e mezzo, ho pensato spesso a che cosa sarebbe stato per me trovarsi in questa situazione. A casa per un periodo così lungo con due bambini da gestire e senza poter vedere nessuno e senza poter uscire. Non parliamo, poi, del fatto che se avessi dovuto riprendere il lavoro il 18 maggio, come prevede l’ultimo decreto-legge, avrei dovuto trovare una sistemazione per i miei figli. E mi posso immaginare l’ansia che mi avrebbe presa al pensiero delle vacanze e soprattutto all’incertezza sulla riapertura delle scuole a settembre.

    Credo che giunti a questo punto, con i dati in continuo miglioramento, e con genitori esasperati e figli demotivati, possa essere messa sulla bilancia la gravità della situazione psicologica e la possibilità che riprendendo la scuola si possa nuovamente diffondere il virus. Tuttavia, penso che con le dovute precauzioni e un piano ben strutturato, sia molto possibile una riapertura delle scuole. Oltre al fatto che credo sia meglio un giorno da leoni che cento da pecora.

    Ricostruire l’Italia: un piano per riaprire c’è

    Proprio in questi giorni ho avuto modo di ascoltare la proposta di Parisi, Bertagna e Massagli che propongono proprio quel piano ben fatto di cui vi parlavo prima. Presentato a Vittorio Colao, nell’ambito del loro Piano Operativo Ricostruire l’Italia, che vi invito a guardare, a giugno andrebbero riaperte le scuole. Il piano illustra anche tutta una serie di contromisure per prevenire i contagi nell’ambito scolastico. Naturalmente bisognerà responsabilizzare i bambini, che sono sicura si comporteranno meglio di noi adulti. Come la maieutica mi ha insegnato, concedere ai ragazzi la propria fiducia li rende consapevoli delle proprie capacità. Ma questo vale su tutto e non solo per la scuola.

    Sembra, tuttavia, che il Governo non abbia preso in considerazione la proposta di Parisi, almeno per il momento. Come dicevo, per decidere sulla riapertura della scuola vanno considerati vari fattori e bisogna ragionare su pro e contro. Sappiamo che la scienza, a oggi, non è in grado di darci una risposta netta, un sì o un no, e non possiamo aspettarci che sia lei a prendere una decisione. Credo sia fondamentale considerare sia la salute fisica e psicologica dei ragazzi, quanto l’equilibrio di gestione delle famiglie. Questo comprende anche l’attività lavorativa dei genitori, ostacolata come detto dall’impossibilità di rientrare in ufficio lasciando i figli a casa da soli.

    Però, molti Paesi europei hanno già ripreso la scuola, in modi e tempi diversi, e altri si uniranno a loro. Francia, Spagna, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Polonia e Austria hanno riaperto o stanno pensando di farlo. A questi si unirà presto l’Inghilterra. Guardando alla situazione di questi Stati, penso ci siano tutti i dati necessari per poter prendere in considerazione un piano per far tornare i ragazzi in aula prima di settembre.

    Non credo che ci possa essere una conclusione facile e risolutiva, ma una terza via, un ibrido tra didattica a distanza, come viene fatta oggi, e presenza in classe. Potrebbe anche essere, penso, una buona opportunità per riorganizzare le scuole.

    Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. (Paulo Coelho)

    Prendendo in prestito le parole di Paulo Coelho, voglio concludere con una considerazione personale: vivere con pienezza è sempre un rischio. Dobbiamo stare attenti a non cadere nella trappola della ricerca di una vita a rischio zero. Giusto usare la prudenza, sì alla consapevolezza, ma niente panico. Affidiamoci al realismo, ma con un pizzico di ottimismo.

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