I compiti a casa non sono una disperazione

da Claudia Mondina

Cosa sono e perché servono

I compiti a casa sono l’applicazione pratica e teorica delle materie trattate in classe durante la settimana. Il loro scopo, se formulati bene, è di creare una continuità tra scuola e casa, dando vita ad un momento di arricchimento che stimoli la curiosità. Purtroppo non sempre è così.

I compiti sono visti come vere e proprie incombenze, sgradite a genitori e figli, e possono trasformarsi in una lotta senza sosta all’interno del nucleo familiare.
L’immediata conseguenza è uno stress diffuso che porta l’alunno ad un calo di rendimento e ad una conseguente sfiducia in se stesso ma anche da parte dei genitori e degli insegnanti.
La scuola non sempre appare equa nell’assegnare i compiti a casa, ma di certo questi
sono una realtà che esiste. Una realtà necessaria che come prima cosa va accettata e capita.

Perché i compiti sono importanti


I compiti sono importanti perché allenano all’impegno i nostri giovani atleti. Durante questo allenamento i genitori hanno il ruolo di sostenere e sorvegliare i propri figli, aiutandoli a trovare in se stessi le risposte, affiancandoli e rendendoli autonomi.
Quindi anziché combattere questa realtà conviene guardarla con occhi diversi a partire da noi genitori. E non solo! Se ci pensiamo bene è un’occasione per stare vicino ai nostri figli e rivivere i momenti della nostra infanzia o adolescenza.

Il mio punto di vista sui compiti a casa


Cosa si può fare per rendere il momento dei compiti a casa una bella avventura anziché una disperazione? Proviamo ad immaginare un percorso fatto di tappe con piccoli e grandi ostacoli da superare insieme.

Questo che sto per raccontarvi probabilmente non ha molto a che fare con il tema dei compiti ma il paragone penso possa essere calzante.

10 anni fa mi sono recata per la prima volta da una fisioterapista per una cervicalgia. Dopo la visita la dottoressa mi espose il suo programma e con mio stupore mi disse che non avrebbe manipolato solo il collo bensì tutto il corpo perché quel dolore localizzato poteva essere una spia di un altro malessere.
Ecco, quando un ragazzo ha poca voglia di studiare o non ha voglia di fare i compiti, pur comprendendo l’irritazione di un genitore, suggerisco di non fermarsi a ciò che ci appare ma di andare oltre. Ciò potrebbe essere un segnale di qualche cosa che non funziona per lui.

Come già scriveva Montesquieu, agli albori dell’illuminismo, nella sua opera Le leggi della politica, tutte le parti coinvolte concorrono al bene generale come, in musica, le dissonanze concorrono all’accordo totale. L’unità, cioè l’armonia da cui deriva la felicità, che è la sola vera pace, può esistere anche dove sembra regnare il disordine.

Anziché affrettarci a ricercare una soluzione rapida ed indolore al problema dovremmo approfittare dello stesso per capire meglio i nostri figli, magari optando per un incontro a metà strada piuttosto che perseguire il conflitto.

Per un figlio di buona famiglia, se si desidera farne un uomo avveduto piuttosto che dotto, vorrei anche che si avesse cura di scegliergli un precettore che avesse piuttosto la testa ben fatta che ben piena

Michel de Montaigne

Ritengo importante proporre ai nostri figli dei modelli di gioia anziché esempi di perfezione.

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